Chi è il Principe degli Evasori?

Il Presidente Mattarella, rispondendo ad una domanda rivoltagli da uno studente in visita al Quirinale, ha definito l’evasione fiscale “indecente”, perché sfrutta chi paga le tasse.

Massimo Gramellini, nel “Caffè” apparso sul Corriere della Sera di oggi ha ripreso con la sua solita arguzia l’affermazione del Capo dello Stato e ha constatato che “non si è mai vista una folla scesa in piazza brandendo cartelli contro gli evasori del fisco”, perché “in un Paese dove ci si scaglia contro qualsiasi privilegio l’evasore, non è circondato da biasimo sociale”.

Mi domando perché non si possa trovare qualcuno che arringhi le folle per questa sacrosanta battaglia sull’esempio delle Madamine di Torino e, più recentemente, del movimento delle Sardine, dato che, allo stato dei fatti, nessun Governo ha avuto il coraggio di contrastare seriamente l’evasione per ridurre la pressione fiscale e consentire di pagare meno, ma di pagare tutti.

Da oltre quarant’anni si parla di “manette agli evasori”. L’’argomento è stato ampiamente dibattuto anche prima dell’entrata in vigore della Legge originaria del 1982, ma nulla si è mosso. 

Ciò non è avvenuto perché i nostri governanti non vogliono ammettere e dimenticano che chi tradisce i doveri istituzionali sono loro stessi e i funzionari dello Stato che, con gli sprechi, le inefficienze e il mantenimento di un’asfissiante burocrazia tradiscono i cittadini attraverso il pessimo investimento pubblico dei loro soldi.

Nel 1981 il Sindacato Nazionale dei Dottori Commercialisti, di cui ero Segretario, aveva suggerito al Governo Spadolini alcuni mezzi idonei per contrastare l’evasione. 

Il Sindacato aveva anche ricordato che altrettanto importante sarebbe stato punire chi favorisce gli sprechi di uno Stato, che è ritenuto a piena ragione il “Principe degli evasori”.

Purtroppo i nostri governanti lanciano grandi proclami elettorali sulla spending review, sulla lotta alle inefficienze della Pubblica Amministrazione e sulla necessità di intervenire sull’asfissiante burocrazia, ma si dimenticano, una volta al Governo, di metterla in pratica come suggerirebbe la saggezza popolare di una casalinga, magari quella di Voghera.

Si può quindi prevedere che la triste conclusione di questo problema sarà che ci troveremo fra quarant’anni a parlarne ancora.